Cittadinanza digitale

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Cristiano Buffa*

 

Il concetto di cittadinanza digitale indica le opportunità offerte ai cittadini dalle tecnologie di rete di partecipare attivamente alla vita politica.  Ma questo concetto richiede oggi non poche precisazioni. Qual è la reale portata del concetto di cittadinanza? Quanto ci crede il mondo politico nella democrazia elettronica? Qual è il livello di responsabilità sociale delle comunità di rete?

 

 

Parlare oggi di “cittadinanza digitale” può risultare per più versi impreciso. E ciò dipende in gran parte da che cosa si vuole accentuare: se il fatto di appartenere a pieno titolo a una comunità o se invece si vuole descrivere il mondo della rete e l’intreccio di relazioni virtuali, prodotte al suo interno, per partecipare alla vita sociale e politica. Per sciogliere questa ambiguità è forse opportuno affrontare il tema partendo un po’ più indietro nel tempo.

 

Il concetto di cittadinanza digitale inizia a trovare spazio nel dibattito sociale e culturale in Italia nel 2003 quando la comunicazione di rete si consolida come strumento interattivo, bidirezionale, dialogico e non solo come forma di editoria digitale unidirezionale. Negli anni precedenti la comunicazione di rete aveva visto crescere la possibilità di pubblicare contenuti in modo friendly e di discuterne. Risale al 1995 la nascita del primo social classmates.com cui fanno seguito i weblog o blog (1997), Google (1998)  e MySpace (1999) e finalmente nel 2004 Dale Daugherty e Tim O’Reilly consacrano il termine di web 2.0, che descrive una condizione della rete strutturalmente orientata alla comunicazione interattiva. 

 

Nel 2003, in sintonia con l’evoluzione della rete, un gruppo di enti coordinati dal Ministero per l’innovazione e le tecnologie, il Cnipa (centro nazionale per l’informatica nella Pubblica amministrazione e il CRC (Centri Regionali di Competenza), coerentemente con gli orientamenti dell’EU, lanciano in Italia proposte di innovazione finanziata della PA sollecitando gli Amministratori a coinvolgere i cittadini nel governo del territorio e si inizia a parlare di e-democracy. Ma che cosa si intende per e-democracy, come si distingue da e-government?

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Una delle pubblicazioni del CRC1 dedicata alla cittadinanza digitale, nel 2004 scriveva:

 

"Essere cittadini nella società dell'informazione non significa solo poter accedere ai servizi di una PAL più efficiente, capace di disegnare i propri servizi sui bisogni degli utilizzatori (e-government), ma anche poter partecipare in modo nuovo alla vita delle istituzioni politiche (e-democracy), tenendo conto della trasformazione in atto nelle relazioni fra attori pubblici e privati (governance).

 

Le politiche per agevolare il processo di riorganizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni, che va sotto il nome di e-government, si stanno sviluppando in tutti i paesi con l'obiettivo di promuovere una società dell'informazione inclusiva, i cui benefici sociali ed economici possano essere allargati a tutti. 

 

In questa chiave si sta cercando di intervenire sul problema delle pre-condizioni della partecipazione dei cittadini alla società dell'informazione, contrastando il divario digitale (digital divide), ad esempio attraverso misure per favorire l’accesso telematico ai servizi e a un’informazione chiara, pertinente e tempestiva sull'attività delle istituzioni.

 

Il problema di rafforzare la partecipazione dei cittadini alla vita delle istituzioni, in un quadro sociale profondamente mutato dalla rivoluzione tecnologica, è una parte integrante di questo processo di innovazione, ancora da affrontare. Le istituzioni politiche non sono chiamate solo a rispondere alle sfide dell'efficienza amministrativa, ma anche a quelle generate dall’insufficienza dei canali tradizionali della mediazione della domanda politica."

 

In poche parole, il concetto di cittadinanza digitale nasce quando le tecnologie informatiche e l’evoluzione del concetto di rete fanno nascere l’illusione di poter rivitalizzare, attraverso nuovi strumenti di dialogo e di confronto, il rapporto tra la sfera delle istituzioni politiche e amministrative e i cittadini. E, infatti, sulla scia di questo impulso, molti governi locali hanno attivato, nel periodo 2004-2009, progetti di comunicazione interattiva di rete per stimolare la partecipazione diretta dei cittadini nei confronti per il governo del territorio, nelle fasi di consultazione preliminare alla elaborazione delle leggi, alla valutazione degli effetti di scelte politiche e amministrative.  Ma gran parte di queste iniziative si è sempre scontrata con lo scarto esistente tra la farraginosità di una normativa sulla partecipazione, la vischiosità delle relazioni tra i gruppi di interesse e la buona volontà di pochi amministratori.

 

Quello che in realtà, in questo dibattito e in questa sperimentazione entusiasta, è sempre rimasto un po' nell’ombra è il concetto di cittadinanza. Un concetto, strettamente legato all’evoluzione della democrazia, e che si trova oggi ad attraversare una crisi di crescita. La crescita di questo concetto è infatti legata a come la società sarà in grado di affrontare i problemi della fluidità sociale e dell’interculturalità, della progressiva messa in crisi del rapporto tra il singolo e il gruppo, i problemi legati alla costruzione di una nuova rappresentanza politica, ossia del rapporto che lega l’intera popolazione e il singolo cittadino con il gruppo ristretto degli eletti alle varie forme di governo, e infine i problemi connessi all’evoluzione del concetto di comunità, che fino a qualche tempo fa si costruiva a partire dalla condivisione di un territorio e che sta diventando sempre più virtuale.

 

Cittadinanza digitale
Articolo integrale di Cristiano Buffa
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* Cristiano Buffa

  • Esperto di comunicazione strategica e di architettura dell’informazione
  • Consulente di istituzioni pubbliche e private per progetti di comunicazione innovativa e per lo sviluppo di processi di comunicazione partecipata con l’adozione di tecnologie interattive
  • Docente a contratto presso il Politecnico di Torino per Marketing e linguaggi della pubblicità
  • Attività di ricerca e progettazione in Istituzioni culturali
  • Direttore delle attività di comunicazione istituzionale di grandi imprese nazionali.